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Domenica 20 febbraio, ore 13:00. L’appuntamento con
Amélie Nothomb è tra un’ora, ma i suoi fan affollano già lo stand 106. Alle
14:00 è impossibile contarli, sono davvero troppi, perlopiù teenagers di sesso
femminile, ma anche intere famiglie, genitori intrigati (per non dire
contagiati) dall’Améliemania, figlie che ingannano la magica attesa
giocherellando col telefonino, controllando la batteria della macchinetta
digitale: non le pianterà mica in asso sul più bello, nell’atto d’immortalare
il loro mito? Che arriva addirittura in anticipo, insieme alla sorella
Juliette, autrice di libri sull’ars
culinaria. La dame in nero con
vistoso cappello (tradizione oblige)
è un magnete: i flash impazzano, qualche telecamera indugia un po’ troppo ma
lei, Amélie, dispensa sorrisi à gogo
sotto l’ampia falda nera che protegge il suo sguardo chino sui libri da
autografare. Tra una dedica e l’altra, c’è tempo per una foto ricordo, qualche
abbraccio, due chiacchiere, molte strette di mano. Nessuno protesta se i minuti
passano e la fila s’ingrossa, comincia a serpeggiare, incuriosisce i passanti,
attratti dalla mise della scrittrice
e da quel flûte di champagne assente dagli altri stand. Due segni infallibili: è
proprio lei. Amélie Nothomb alla Fiera del Libro di Bruxelles c’è stata anche
ieri, per due ore abbondanti, come oggi. Ancora più sommersa dall’affetto dei
suoi giovani lettori. Un rituale che si perpetua da anni, un contatto fugace
che sprigiona energia, una “forma di vita” dirompente. Grazie, Amélie, anche da
chi non è in fila per una dedica. E arrivederci al 2012. grazie a Stefania Ricciardi
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post inserito 21/02/2011 16.17.22 Voland
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